
La storia di Giuseppe, un grave caso di ipertensione maligna. Parte 3.
16 Aprile 2025
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16 Aprile 2025Come medico aziendale, fui prima di tutto convocato dal dirigente Antonio, colui che era stato incaricato di conferire l’avanzamento di livello, quella promozione che era stata rifiutata e che apparentemente aveva scatenato questa situazione paradossale. Antonio mi disse che il colloquio era stato programmato prima dell’inizio turno e il fatto che Giuseppe avesse rifiutato di stringergli la mano per non sporcare, era parsa da subito una scusa. Se le mani erano sicuramente in ottime condizioni, Antonio non poteva dire altrettanto della fronte del lavoratore che era invece perlinata di sudore. L’operaio che in area produttiva si spostava tra un reparto e l’altro meglio che tra le stanze di casa sua, in questo piccolo ufficio sembrava paralizzato. Un uomo spaesato, palesemente agitato e quasi imbarazzato al pari di un estraneo che non sa come orientarsi. Antonio mi riferì che Giuseppe ascoltò la proposta senza mai alzare lo sguardo dal pavimento. Di carattere allegro e sempre con la battuta pronta, in quell’occasione non disse una parola tranne che rifiutare gentilmente la proposta per poi scendere frettolosamente le scale e iniziare la sua routine quotidiana. Dopo aver sentito la dirigenza, chiesi a Giuseppe se voleva fare richiesta di visita per capire cosa stesse succedendo. Fortunatamente il lavoratore acconsentì. Prima della visita controllai la sua cartella clinica e vidi che non vi era riportato alcun dato di interesse. L’unica cosa che mi saltò all’occhio fu un’ipertensione arteriosa riscontrata durante l’ultima visita periodica, visita avvenuta poco dopo la proposta di promozione. Un campanello d’allarme mi si accese in testa.